Sanità integrativa: solo due italiani su 10 sono coperti
E’ quanto emerge dal Bilancio di sostenibilità del Welfare italiano del Censis e dalle ricerche delle associazioni dei consumatori realizzate per il forum Ania-consumatori. Un quadro a tinte fosche, in cui emerge come le famiglie siano sospese tra la decisione di rinunciare alle cure e quella di metter mano al portafoglio per accedere alla sanità privata, senza alcun sostegno pubblico.
Vediamo brevemente i numeri che emergono dal rapporto e a che punto siamo con la sanità integrativa.
Accesso alla sanità: le criticità
Secondo il Censis, il 53,6% degli italiani dichiara che la copertura dello stato sociale si è ridotta e paga di tasca propria molte delle spese che un tempo venivano coperte dal sistema di welfare nazionale. Infatti, le famiglie pagano il 18% della spesa sanitaria totale, pari ad oltre 500 euro pro capite annuo, contro il 7% registrato in Francia e il 9% in Inghilterra.
Inoltre, a causa delle lunghe liste di attesa nella sanità pubblica e dei costi proibitivi della sanità privata, nel 41,7% delle famiglie almeno una persona in un anno ha dovuto rinunciare a una prestazione sanitaria. Infine, in Italia ci sono 3 milioni di cittadini non autosufficienti che necessitano di assistenza, oltre 1,3 milioni le “badanti”, con una spesa per le famiglie di circa 10 miliardi l’anno.
Secondo il rapporto, bisognerebbe fornire un’informazione trasparente, semplice e completa sulla situazione pensionistica a ogni cittadino e sulle prestazioni attese, anche per effettuare scelte consapevoli per il proprio futuro previdenziale. Altro punto la lotta al fenomeno delle liste d’attesa, causate dal gap tra i servizi promessi a tutti e quelli effettivamente erogati. Ineludibile anche il problema della non autosufficienza in tarda età: il 78% degli italiani è favorevole a un’assicurazione contro la non autosufficienza. Tra le proposte viene sottolineata sia l’importanza di un quadro di regole chiare e uniformi per le forme sanitarie integrative, sia la necessità di incentivare lo sviluppo di sistemi mutualistici. Da ultimo, un sistema equo e sostenibile non può prescindere da una politica fiscale che sia realmente “prowelfare” e che nel medio-lungo periodo sia positiva per i conti pubblici.
Lo scenario è confermato da un’altra indagine pubblicata in questi giorni, quella, altrettanto autorevole, del Rapporto Pit Salute di Cittadinanzattiva, che analizza tutte le segnalazioni arrivate nel 2014 al Tribunale dei Malati. Ecco in sintesi cosa emerge:
- il 25% delle segnalazioni riguarda le difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie determinate soprattutto da liste di attesa(58,7%) e ticket(31,4%);
- per quanto riguarda le liste d’attesa, le segnalazioni sono quasi ugualmente ripartite fra esami diagnostici (36,7%), interventi chirurgici (28,8%) e visite specialistiche (26,3%);
- nel 29,3% dei casi le segnalazioni sui ticket riguardano problemi nell’ottenere informazioni corrette e complete sulle esenzioni dal pagamento dalla partecipazione alla spesa sanitaria; il 17,8% (12,9% nel 2013) segnala invece che esistono prestazioni troppo care, e troppo numerose, che non sono oggetto di esenzione; nel 10,9% dei casi c’è addirittura una mancata applicazione dell’esenzione al ticket;
- il 15,4% delle segnalazioni riguardano presunta malpractice. Pesano ancora i presunti errori terapeutici e diagnostici con il 64,1% delle segnalazioni; il 59,5% sono errori terapeutici;
- il 15,3% delle segnalazioni rientrano nell’ambito dell’assistenza, in particolare quella sanitaria di base (medici di famiglia e pediatri), perché i cittadini si vedono negata una visita a domicilio o il rilascio di una prescrizione;
- l’11,3% delle indicazioni negative attengono ai costi a carico dei cittadini per accedere ad alcune prestazioni sanitarie, in particolare per l’accesso ai farmaci (26,6%), ticket (21,3%), prestazioni in intramoenia (18,9%), mobilità sanitaria (10,4%).
Sanità integrativa: coperto solo il 20%
A fronte di queste criticità, riscontrate dalla cittadinanza, la sanità integrativa può essere una soluzione.
Si tratta, infatti, di attivare formule che consentano di dare una risposta concreta alla domanda di prestazioni sanitarie, con accesso rapido, in strutture qualificate, senza che la spesa pesi sul reddito familiare. Ci sono molte alternative, dall’adesione a Fondi sanitari integrativi alle diarie a soluzioni che coprano particolari esigenze fino, ancora, a forme di accantonamento dei risparmi per poter contare su una certa somma di denaro in caso di necessità. Questo ventaglio di possibilità consente di scegliere la soluzione più adatta alle proprie esigenze.
Ma a che punto siamo in Italia con la sanità integrativa? Secondo la ricerca Rbm Salute sullo status del welfare integrativo in Italia, oltre l’80% degli italiani non dispone di una forma sanitaria integrativa. Guardando al tipo di contratto di lavoro, tra i lavoratori dipendenti oltre il 55% aderisce ad una forma sanitaria integrativa, mentre i lavoratori autonomi presentano dei tassi di adesione alla Sanità Integrativa, poco meno del 15%, notevolmente più contenuti. Per quanto riguarda la geografia, con riferimento alle forme sanitarie integrative, gli aderenti risultano così distribuiti: 1 cittadino su 4 a Nord Ovest; 1 cittadino su 7 a Nord Est; 1 cittadino su 5 al Centro; 1 cittadino su 15 al Sud.
Secondo gli ultimi dati, le forme di sanità integrativa in Italia “intermediano” solo il 13% della spesa privata (circa 4 miliardi di euro annui), con un gap di copertura di oltre il 40% rispetto a quanto avviene negli altri Paesi europei.
Il primo passo per accrescere la copertura della sanità integrativa è sicuramente l’informazione. Il welfare state è infatti cambiato negli ultimi decenni, nel senso di una riduzione delle prestazioni gratuite, per mantenere stabile la spesa pubblica, e sarà sempre più così per il futuro.
Il rischio è, dunque, di scoprire all’improvviso di dover affrontare spese importanti solo quando capita l’imprevisto.
La sanità integrativa può essere invece strada da percorrere, per non trovarsi impreparati e soli ad affrontare una situazione di emergenza.